by zombie

"Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le montagne sono per me un sentimento."
(Reinhold Messner)

venerdì 30 giugno 2017

Rifugio Gheza e Laghetto di Mare

Ambienti isolati, selvaggi e solitari della Val Paghera di Ceto

LUOGO DI PARTENZA E ARRIVO: Località Scalassone, fraz. di Ceto (km 80 da Brescia)
STAGIONE CONSIGLIATA: fine primavera, estate, inizio autunno
DISLIVELLO COMPLESSIVO IN SALITA: 1305 m
ACQUA SUL PERCORSO: si     
ESCURSIONE EFFETTUATA IL: 19 giugno 2017
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 NOTE
Percorso in ambiente isolato e selvaggio. Sconsigliabile in caso di nebbia e maltempo il tratto di itinerario oltre il Rifugio Gheza.
Da Ceto si imbocca all'inizio del paese sula dx la stretta e ardita strada ex militare che risale la selvaggia Val Paghera. L'asfalto dissestato, la pendenza a tratti elevata e la ristrettezza della careggiata richiedono una guida prudente e concentrata. A 5,5 chilometri dal paese, in prossimità di un tornante (si tratta dell'ultimo tornante prima del termine della strada), si parcheggia l'automezzo in una piazzuola a sx. Sul tornante si distacca a dx una ripida carrareccia con le indicazioni per i Rifugi Prandini e Gheza.

La stradina raggiunge in pochi minuti le Baite Scalassone. Poco dopo averle superate si abbandona la sterrata per deviare a sx (palina segnaletica segnavia CAI 38) su una mulattiera risalente alla Prima Guerra Mondiale.
La mulattiera guadagna rapidamente quota con una lunga serie di tornanti attraverso il fitto bosco. Dopo circa un'ora di cammino incrocia (m 1385, ore 1.05), proveniente da dx, il sentiero CAI 38 A  risalente anch'esso dalla Val Paghera. Poco oltre l'itinerario abbandona la mulattiera (interrotta più avanti da una frana) per deviare a dx (palina segnaletica) su un marcato sentiero.
L'itinerario rasenta una serie di spumeggianti cascate (consigliata una breve deviazione sulla dx per goderne la vista), esce dal bosco e raggiunge (m 1635, ore 0.40 - 1.45) le "Foppe di Braone", una suggestiva e panoramica conca prativa  all'inizio della quale si trova una piccola santella.
Nell'attraversare i vasti pascoli, il sentiero diviene una debole traccia comunque individuabile grazie ai frequenti segnavia.

Il percorso rimane quasi pianeggiante fino in prossimità della Malga Foppe (m 1700, ore 0.20 - 2.05).

Fioritura di rododendri presso la Malga Foppe

Rododendri in fiore ed il Monte Stabio (m 2536)
Dalla Malga Foppe il sentiero sale a tratti ripido attraverso folti cespugli di rododendri  toccando il Rifugio Prandini m 1979 (ore 0.45 - 2.50). Prosegue guadagnando ancora quota attraverso i prati verso il Rifugio Gheza.
Poco prima del rifugio Gheza il Torrente Palobbia di Braone forma un'impetuosa cascata.

Il Rifugio Gheza m 2087 (ore 0.35 - 3.15), è un ex casina da caccia costruita nel 1909.
Il rifugio Gheza con il Monte Stabio
Dal rifugio di segue (palina segnaletica) il sentiero  in direzione del Forcellino di Mare (segnavia bianco - rosso CAI 39 e segnavia bianco - giallo Sentiero Monsignor Antonioli). Il tracciato poco oltre il rifugio si inserisce su una mulattiera militare che serpeggia a mezzacosta. La si segue per pochi minuti deviando poi a dx (attenzione ai segnavia) su una ripida traccia che rimonta il prativo versante (c'è una statuetta della Madonna incastonata su un pietrone) e che raggiunge il Forcellino di Mare m 2191 (ore 0.20 - 3.35).
 Il Laghetto di Mare visto dal Forcellino di Mare
L'insellatura separa la Valle di Braone dalla vasta e selvaggia Conca del Listino
Dal forcellino (palina segnaletica direzione Case di Val Paghera) si raggiunge con ripida traccia il sottostante Laghetto di Mare m 2122 (ore 0.10 - 3.45).
Oltre il laghetto, il percorso diviene una debole e tortuosa traccia a mezza costa che si abbassa nella Conca del Listino: si snoda tra pietraie, fitti cespugli arbustivi e insidiose toppe erbose che nascondono sovente sassi e buche. Pur non presentando tratti esposti, è da affrontare con attenzione. Seguire fedelmente i frequenti segnavia bianco - rossi e bianco - gialli che indicano il tracciato.
Il percorso attraversa diagonalmente la Conca del Listino, con ampia vista sulla testata della Val Paghera e del versante meridionale del Pizzo Badile Camuno. Dopo una serie di saliscendi, raggiunge l'isolata Malga Listino m 1939 (ore 1.20 - 5.05), utilizzabile anche come bivacco.

Dalla Malga, circondata da un vasto "oceano" di ortiche (sconsigliati i pantaloncini corti) una mulattiera ridotta allo stato di  labile traccia scende verso la Val Paghera. Anche in questo caso, fare attenzione ai segnavia bianco - rossi e bianco -gialli a volte nascosti dalla folta vegetazione arbustiva.
Attraversando  il bosco più in basso, la mulattiera si fà  più marcata ed agevole. Raggiunto il fondovalle, all'incrocio con una larga mulattiera (m 1230, ore 1.15 - 6.20, palina segnaletica, segnavia CAI 37) si svolta a sx proseguendo ancora in discesa fino a raggiungere in breve le Case di Val Paghera (m 1216, ore 0.05 - 6.25).


La mulattiera diviene una strada sterrata e successivamente asfaltata. La si segue in discesa parallelamente al Torrente Palobbia  fino a raggiungere dopo 2,5 chilometri il tornante presso la Località Scalassone m 1010 (ore 0.25 - 6.50), punto di partenza dell'escursione.

 

1 commento:

  1. Buongiorno! Bellissimo percorso fino al laghetto di mare e un Po più avanti. Sono stata ieri ma ho fatto difficoltà a trovare la strada in una distesa di ortiche alte quanto una persona, (orticandomi braccia e mani) siamo tornati indietro più volte all' ultimo segno che incontravamo perché i segni erano totalmente coperti da ortiche e licheni, li trovavamo a fortuna.
    La situazione non è bellissima e non capisco come possa essere così abbandonato, si rischia di perdersi.
    Consiglio di arrivare al Gheza e scendere dove si è venuti.

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